A cura di Angelo Meda, Responsabile Azionario di Banor
Il colpo di reni
Rally di fine anno tra AI e nuove sfide.
Il colpo di reni indica uno sforzo breve e intenso o un guizzo improvviso con cui si supera un ostacolo o si raggiunge all’ultimo momento un obiettivo che sembrava ormai sfuggito. Viene utilizzato soprattutto dai ciclisti nelle volate finali per guadagnare qualche decina di centimetri utilizzando i muscoli della parte bassa della schiena. In atletica leggera i corridori in dirittura d’arrivo danno una spinta in avanti per guadagnare centimetri a volte decisivi. Ricordiamo ad esempio il colpo di reni di Filippo Tortu nella quarta frazione della staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, che ha permesso di superare per un centesimo di secondo la Gran Bretagna e portare così la medaglia d’oro al quartetto italiano.
Sui mercati azionari a novembre si è visto un colpo di reni finale in concomitanza con il Giorno del Ringraziamento che ha permesso all’indice azionario americano Standard & Poor’s 500 di chiudere in territorio leggermente positivo per il settimo mese consecutivo grazie a una staffetta. Nell’ultimo mese in particolare è stata Alphabet, la società che controlla ad esempio Google, YouTube e Waymo, a guidare il “pacco di mischia” delle grandi aziende americane, grazie ai successi ottenuti sul tema AI, sia dal lato hardware (con la possibilità di vendere le loro TPU, Tensor Processing Unit, in concorrenza con le GPU di Nvidia), sia dal lato software (con Gemini 3.0 che sta rosicchiando quote di mercato a ChatGPT).
Come in una staffetta, in questi mesi si è assistito a un passaggio di testimone tra i colossi della tecnologia che trainano il mercato: prima Microsoft con i successi legati a ChatGPT (tramite OpenAI), seguita da Nvidia grazie agli importanti ordini sui chip legati all’intelligenza artificiale, e ora Alphabet, insieme ad Amazon e Apple, che iniziano a dare segnali di recupero.
Ma tra le pieghe del mercato si trovano segnali meno incoraggianti: l’indice “equal weight”, ovvero equi pesato, negli ultimi tre mesi non è salito, mentre l’indice più utilizzato, quello pesato per capitalizzazione e flottante, dove i colossi pesano di più, è salito di oltre 5 punti percentuali, segnalando una forte concentrazione nei ritorni. Si iniziano a vedere delle fragilità nei temi che hanno trainato gli indici negli ultimi giorni, come il quantum computing, le criptovalute e i mercati privati.
È in corso una guerra tra “orsi e tori” molto più forte di quanto traspare in superficie: nel campo dei tori ci sono gli investimenti in intelligenza artificiale che guideranno aumenti di produttività, le spese fiscali americane che daranno benefici ai consumatori, i programmi di buyback che sostengono i corsi azionari e l’effetto ricchezza con prezzi delle case e delle azioni che spingono i consumi per la parte più abbiente della popolazione. Dal lato degli orsi, invece, ci sono fattori tecnici come il posizionamento investito da gran parte degli investitori retail, un mercato focalizzato su pochi temi, valutazioni non più attraenti e pericoli derivanti da un’economia che sta seguendo un andamento a “K”: alcuni segmenti sono molto forti al rialzo, altri molto deboli al ribasso, e ciò può comportare una perdita rilevante di posti di lavoro.
Come dei corridori in vista del traguardo, ci si prepara al colpo di reni, il rally di Natale che negli ultimi anni si è sempre verificato. Tuttavia, una volta superata la linea di arrivo non ci si può fermare: si riparte di nuovo in vista di un 2026 con poche certezze.
Quello che ci si può aspettare per l’anno nuovo sono mercati con trend meno chiari. Quest’anno è stato sufficiente acquistare azioni esposte alla tematica corretta, come difesa e banche in Europa, datacenter e intelligenza artificiale in USA. Il 2026 verosimilmente sarà più un anno di stock picking: si vedranno quali saranno i beneficiari effettivi dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e i perdenti. Sarà un periodo cruciale per capire se serviranno nuovi investimenti e se saranno giustificati dai ritorni economici. Le aziende non dovranno solo mettere a disposizione dei propri dipendenti strumenti di intelligenza artificiale, ma dovranno soprattutto governarle. Sarà l’anno in cui l’impatto delle tariffe, sperando rimangano stabili e definitive nella loro forma attuale, verrà scaricato completamente sul consumatore. Infine, si vedrà l’impatto dell’innovazione sul mercato del lavoro e sulle efficienze, monitorando i margini.
Si raccoglieranno dunque i primi risultati della narrazione vissuta nel corso del 2025. Probabilmente le reazioni saranno estreme: chi avrà benefici e sarà in grado di cavalcare l’ondata di innovazione verrà premiato anche più di quanto meriti, mentre chi mostrerà segnali di sofferenza subirà penalizzazioni borsistiche importanti.
Si vedrà quindi quella “K”, divergenza tra vincenti e perdenti, ampliarsi sempre di più, con il timore che l’effetto netto sia negativo rispetto al passato, dato che la creazione di nuovi posti di lavoro legata all’intelligenza artificiale sembrerebbe più limitata rispetto alle innovazioni precedenti. Sarà anche l’anno della verità per la gestione attiva, che negli ultimi anni ha subito la forza delle Magnifiche 7 ma che, se utilizzata nel modo corretto, permetterà di cogliere le occasioni che si stanno creando su un mercato sempre più concentrato.
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