A cura di Angelo Meda, Responsabile Azionario di Banor
Le quattro stagioni
2025, un anno di continui cambi d’umore.
Non stiamo parlando di pizza o dei concerti di Vivaldi: le quattro stagioni del calendario sono quelle che abbiamo già vissuto da inizio anno, racchiuse in quattro settimane.
L’anno è iniziato con una prima settimana che sembrava inverno: i tassi di interesse erano in forte ascesa, guidati da una forza dell’economia americana che faceva pensare a un 2025 senza alcun taglio di tassi. Il decennale USA si avvicinava minacciosamente al 5%, valore spartiacque per determinare o meno la tenuta del mercato azionario, trainando al rialzo anche i tassi europei e giapponesi. Solo in Cina si continuava a vedere il decennale registrare nuovi minimi, impaurendo gli operatori sulla tenuta dell’economia dirigista cinese. Risultato: un inizio anno in area -2/3% per le borse mondiali.
Nella seconda settimana è arrivata la primavera: dopo aver visto tanto grigio sui mercati, un dato di inflazione benigno (con un 3,2% di core inflation rispetto ad aspettative del 3,4%) e gli utili del settore bancario americano (con solamente una banca su quattordici totali che ha deluso le aspettative) hanno riportato il sereno, consentendo il recupero delle perdite per i mercati mondiali e portando i tassi di interesse sostanzialmente al punto di partenza di inizio anno, come se non fosse successo nulla.
La terza settimana del 2025 ha visto l’arrivo dell’estate, coincisa in realtà con l’ondata di freddo polare che ha portato all’inaugurazione del secondo mandato del presidente Trump. Un’estate calda, fatta di dichiarazioni, promesse e minacce (specialmente sui dazi), ma che non ha scalfito il mercato. Le questioni che continuiamo a porci sono numerose: con che velocità verranno attuate le promesse elettorali (non bisogna farsi colpire dalla sfilza di ordini presidenziali poiché le vere misure promesse in campagna elettorale richiedono passaggi alle camere); quali saranno gli importi e i Paesi oggetto di tariffe e dazi; se verrà realizzata la politica di taglio della spesa pubblica inefficiente; infine, quali saranno i settori aiutati da una deregolamentazione spinta, promessa a vari esponenti del mondo economico americano.
Dopo il “calore” mediatico dell’inaugurazione, con tanto contorno fatto di meme, lancio di criptovalute legate a Donald e Melania Trump, foto dei vertici dei colossi del tech in prima fila e così via, è arrivato l’autunno. Un autunno mite, fatto di utili ancora buoni nel complesso, ma con luci e ombre. In linea generale, i risultati sono circa l’8% sopra le aspettative, ma il dato va preso con le pinze dal momento che ha riportato solo il 15% delle società. A livello settoriale, la performance va completamente attribuita al bancario, mentre l’industriale, il sanitario e il tecnologico finora hanno battuto di circa l’1%, molto meno rispetto a quanto accaduto nei trimestri precedenti. Netflix batte le attese specialmente sul numero di nuovi sottoscrittori del servizio; Texas Instruments delude su una guidance ben al di sotto delle aspettative, guidata in particolare dalla debolezza delle componenti industriali e auto.
Questa volatilità, non tanto degli indici che rimangono all’interno di trading range non particolarmente ampi, ma della narrativa e del cambio di umore e di attenzione da parte degli operatori sui temi più caldi (inflazione, andamento dei tassi, tenuta degli utili e andamento della Cina), è un po’ il segno di come sia difficile nel corso del 2025 delineare uno scenario chiaro. Vivremo verosimilmente di questi cambiamenti di umore anche nelle prossime settimane, con passaggi da un estremo all’altro, come sta succedendo a causa del cambiamento climatico in alcune aree del pianeta, che vedono inverni sempre più gelidi ed estati sempre più calde.
Quella in arrivo potrebbe segnare la “quinta stagione” dell’anno, con gli utili della maggior parte dei colossi del tech e i meeting delle banche centrali. Le aspettative sono ben definite: nessun taglio da parte della Fed, un taglio per la BCE e utili in crescita in linea con i trimestri precedenti per Apple, Microsoft e Meta (qualche dubbio in più su Tesla, mentre Amazon e Nvidia usciranno più avanti). Sarà qui che dovremo monitorare eventuali sorprese al rialzo e al ribasso, analizzando le conferenze stampa dei banchieri per capire se la politica monetaria potrà essere più o meno dinamica a seconda dell’andamento dei dati macroeconomici di febbraio. Il prossimo meeting delle banche centrali sarà a marzo, con aspettative identiche a quelle della settimana prossima: Fed ancora in attesa, BCE che taglia per stimolare l’economia.
È quindi una strada che sembra scritta, ma che potrebbe facilmente deviare come abbiamo visto in queste settimane. È sufficiente un alito di vento, un dato particolarmente differente rispetto alle aspettative per creare una serie di conseguenze e cambiamenti di scenario che possono portare a momenti di volatilità. È necessario quindi pensare spesso in modalità contrarian: lo sostiene anche il CEO del fondo sovrano norvegese Nicolai Tangen a Davos con dichiarazioni come “Long term investors should be wisely diversified”; “Tactical asset allocation is very difficult now”; “Contrarian bets would be to sell US tech, buy China”; “Biggest risk is in the US long end”.
Il 2025 sarà un anno più interessante e meno scontato rispetto alla narrativa attuale: prepariamoci a continui cambi di umore e a quattro stagioni che potrebbero ripetersi durante tutto l’anno, portandoci dal caldo al freddo estremo.
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